Un nuovo studio sull’evoluzione del leone riaccende la speranza per il futuro dei grandi felini

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Lo studio “guarda nel passato per informare il futuro”, dice il co-autore Ross Barnett, genetista all’Università di Copenaghen. “Se considerassimo soltanto i leoni esistenti oggi, ci perderemmo un pezzo della storia”. 

Fuori dall’Africa

I risultati dello studio supportano l’idea che i leoni si disseminarono al di fuori dell’Africa in una serie di migrazioni, in qualche modo analoghe a quelle umane, dice Barnett. I leoni delle caverne furono i primi, separandosi dai loro simili africani circa 500.000 anni fa, secondo lo studio. Questi leoni svilupparono poi caratteristiche leggermente differenti. Ad esempio, sappiamo “da pitture rupestri ben conservate in Europa, che i maschi non avevano la criniera”, dice Barnett. Si diffusero in tutta l’Eurasia e nel Nord America.

Sorprendentemente, tuttavia, i leoni delle caverne e gli antenati degli odierni leoni africani non si incrociavano, come rivela l’analisi genetica. Questo è strano perché è noto che la maggior parte dei grandi felini si accoppia, quando ne ha l’opportunità, anche con animali molto diversi, come ad esempio i leoni e le tigri, dice il coautore dello studio Marc de Manuel, dell’Istituto di biologia evolutiva di Barcellona.

Sembra probabile, tuttavia, che ci fosse qualcosa che gli impediva di mescolarsi, e non sarebbe un fattore puramente geografico, dato che i loro areali si sovrapposero per un po’ nell’Asia sud-occidentale. Barnett afferma che potrebbe essere perché i leoni delle caverne non avevano la criniera, che le femmine di leone africano riconoscono come un importante segnale di virilità e buone condizioni fisiche. È possibile, quindi, che anche altri tipi di leoni non considerassero i leoni delle caverne maschi come partner papabili per l’accoppiamento, afferma.

Un’altra migrazione e separazione avvenne quando gli antenati del leone asiatico si separarono, circa 70.000 anni fa. Questi leoni una volta spaziavano dall’Arabia Saudita all’India. Ora, la piccola e isolata popolazione nella foresta di Gir nell’India occidentale è tutto ciò che ne rimane, dice Steve O’Brien, scienziato ricercatore della Nova Southeastern University.

Grazie alle azioni intraprese per garantire la loro conservazione, la popolazione si è quasi triplicata dagli anni ‘90, ma la popolazione è altamente consanguinea, con un basso livello di diversità genetica. Come conseguenza, i leoni asiatici maschi presentano malformazioni degli spermatozoi e livelli di testosterone circa 10 volte inferiori a quelli dei leoni africani, dice O’Brien. Forse un giorno sarà necessario introdurre nuovi geni nella popolazione, se andrà persa altra diversità genetica, ma questo potrebbe essere un tema politicamente difficile e controverso, dice Barnett.

Felini estinti

All’interno dello studio, i ricercatori hanno assemblato genomi di esemplari di altri tre tipi di linee evolutive: il leone berbero del Nordafrica, il leone mediorientale e il leone del Capo del Sudafrica. Tutti e tre presentavano leggere differenze nell’aspetto, nonostante le nuove informazioni genetiche mostrino che non sono classificabili come specie differenti.

Il loro lavoro supporta in gran parte l’opinione attualmente dominante che ci fossero due sottospecie di leone: il leone asiatico – e le popolazioni dell’Africa centrale e occidentale sono attualmente classificate insieme come Panthera leo leo – e gli animali dell’Africa orientale e meridionale noti come Panthera leo melanochaita. Tuttavia lo studio suggerisce che i leoni dell’Africa centrale, di cui rimangono solo un paio di centinaia, potrebbero essere più strettamente correlati ai leoni dell’Africa orientale e meridionale, sebbene sia necessario altro lavoro per confermare questi dati.

Gli scienziati hanno suggerito di reintrodurre i leoni in Africa occidentale, dove sono a un critico livello di pericolo: ce ne sono soltanto circa 400. Siccome i leoni dell’Africa occidentale sono geneticamente più simili al leone berbero estinto, come ha rilevato lo studio, l’Africa occidentale potrebbe fornire una buona popolazione di partenza se le operazioni di reintroduzione venissero avviate, anche se le probabilità attualmente sembrano scarse e per ora non si sta muovendo nulla in tal senso.

LEONI: CREATURE MAESTOSE E FEROCI

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